lunedì 17 ottobre 2016

Il Tapicero di Cartagena de Indias





Alcuni anni fa mi trovavo da diversi mesi nell'affascinante città coloniale di Cartagena de Indias, in Colombia; poiché la mia vita si svolgeva principalmente nei quartieri residenziali attorno al porto o nel caratteristico Barrio di Getsemani, ero giunto a considerare Cartagena una città perfettamente sicura, ma dovetti ricredermi, come si vede da questo breve aneddoto.

Il Jonathan aveva bisogno di una nuova capottina, così ne ordinai una a un tapicero1 consigliatomi da un amico. L’artigiano si presentò molto bene: aspetto curato, quasi elegante, gentile ed educato mi fece un buon prezzo e mi lasciò un biglietto da visita con ben indicato l’indirizzo del suo tailler2.
Solo che il tempo trascorreva inesorabile e del tapicero non se ne vedeva più traccia, anche al telefono non rispondeva mai, decisi così di recarmi da lui per recuperare l’acconto e la capottina vecchia che gli avevo dato come modello.
Chiamai Eduardo, il mio tassista di riferimento e ormai un amico, che si presentò puntuale con la sua impeccabile auto gialla, molto differente dal comune standard dei taxi di Cartagena. Eduardo, ex pescatore di camarones3 sui banchi che contornano il famigerato Cabo del la Vela; era un uomo alto, bruno, sulla quarantina, che sembrava tagliato con l’accetta e trasmetteva una sensazione di rude sicurezza.
Si dimostrò subito entusiasta d’andare a recuperare l'acconto dal tapicero, lesse l’indirizzo sul biglietto e senza nessun commento s’avviò. Attraversammo un quartiere con case basse circondate da verdi giardini e un aspetto relativamente curato, pensai che se il tapicero aveva il suo laboratorio in un quartiere così non sarebbe stato difficile trovarlo, del resto il suo aspetto e portamento erano in linea con l’ambiente piccolo borghese che il taxi di Eduardo attraversava.
L'impressione favorevole però durò poco, appena scavallammo uno dei ponti che collegano la parte isolana della città a quella sulla terra ferma e ci dirigemmo verso il Cerro la Popa, l’ambiente cambiò scivolando sempre di più verso un quartiere povero abbastanza degradato, ma tuttavia ancora con dignitose case in muratura.
Giunti a un crocicchio Eduardo si fermò per chiedere un informazione a un gruppo di signore che ciarlavano fuori da una lavanderia; nonostante normalmente capisca molto bene lo spagnolo, in quel caso non compresi nulla, fu Eduardo a chiarirmi che le gentili signore gli chiesero che buone ragioni avessimo per recarci a quell’indirizzo; la cosa non mi turbò molto e proseguimmo il cammino.
A metà di una stretta strada in salita, Eduardo s’arrestò ancora per chiedere a un gruppo d’anziani che chiacchieravano scacciando l’ozio seduti direttamente sul marciapiede; in questo caso l’avvertimento, che compresi senza traduzione fu più preciso:
« Attenti, in quel posto prima sparano poi vi derubano!».
Eduardo perplesso mi chiese cosa doveva fare, gli dissi che potevamo avvicinarci e vedere che aria tirasse; la strada ora s’arrampicava sempre di più sulle pendici del Cerro de Popa, tra basse casupole in cui il legno e la lamiera s’imponevano sempre di più sulla murature e le tegole.
Poco dopo scorsi un furgone verde e bianco della polizia carico d’agenti:
« Eduardo, se ci sono loro possiamo andare tranquilli...»
« Vedrai che più in su non andranno e anche qui non resteranno a lungo» disse lui.
Aveva ragione, vidi negli specchietti che il furgone della polizia s’era avviato verso il basso.
Arrivammo, al fine, a una stradella sterrata che s’inerpicava ancora più in salita tra delle misere baracche il legno:
« Cosa vuoi che facciamo?» chiese Eduardo fermandosi all’angolo della stradella
« Proviamo a salire» risposi non nascondendo una nota d’esitazione.
Il tassi si rimise in moto e con circospezione svoltò a destra nella stradella sterrata, avevamo fatto solo pochi metri che da una baracca uscirono tre figuri che presero ad avanzare a semicerchio verso di noi.
Eduardo non ebbe un attimo d’esitazione, ingranò la retromarcia e a tutto gas uscii nella strada più larga, dove con una sgommata e un accelerazione degna di un poliziesco americano partii allontanandosi dal barrio pericoloso!
Potevo tranquillamente scordare acconto e capottina, ma forse avevo salvato la pelle!


1Tappezziere
2Laboratorio


3Gamberi

Nessun commento:

Posta un commento