Non
in tutti in racconti di mare ci deve essere necessariamente la vela,
ne ”Il Grande Marinaio” di Cahterin Poulain, si possono ritrovare
l’amore per il mare, non quello azzurro ceruleo del Mediterraneo o
dei Tropici, ma quello corrusco e a volte gelido del nord, una grande
sete di libertà e d’avventura, e “en passent”, anche l’amore
tutto umano. che però mai potrà contrastare del tutto e far venir
meno quello per i primi due.
Una
storia autobiografica di una giovane straordinaria donna,
instancabile viaggiatrice, graziosa, piccola e minuta, ma dotata di
un incredibile forza sia fisica che morale, che per un lungo periodo
della sua vita si è imbarcata sui pescherecci dell’isola di Kodiak
in Alaska condividendo una dura vita cameratesca con uomini avvezzi a
ogni fatica, a sbronze colossali e a dirompenti appetiti sessuali a
cui Lili, la protagonista, sa benissimo dire di no.
Il
romanzo, scritto, a partire dai propri appunti, dopo che Chaterin fu
espulsa nel 2003 dagli “States” per immigrazione illegale; narra
con uno stile diretto, asciutto e forte i momenti salienti della sua
avventura come pescatrice nell’oceano del nord. Durante la lettura
sono stato letteralmente trasportato in burrasche con grigie onde di
oltre dieci metri, mentre si doveva continuare a lavorare su un ponte
instabile reso sdrucciolevole dalle onde e da sangue delle prede
eviscerate; ho sorbito scipiti caffe nei turni di guardia protetto
dalla timoneria, alla luce incerta di un vecchio radar a tubo
catodico: assaporato l’odore e il senso della fatica in un angusto
quadrato col pavimento invaso da cerate puzzolenti di pesce;
goduto il piacere dell’arrivo in un protetto porto e
l’accoglienza di un fumoso pub affollato da marinai e vecchi
indiani alcolizzati. Ho seguito Lili nel suo unico breve amore con
il “Grande marinaio” assaporando la dolcezza di un caldo rapporto
umano, ma con la consapevolezza che neppure l’amore più
coinvolgente avrebbe potuto ingabbiare il suo spirito libero.
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